home AAC srl

Tecnostorie

Storia degli automi 2

Anche se non si trattava di veri e propri automi, va ricordato che già nell'antica Grecia si utilizzavano delle statue parlanti che rispondevano alle domande di chi voleva conoscere il proprio futuro.

Il problema tecnico era risolto in un modo piuttosto spiccio e non proprio... ortodosso: si ricorreva infatti al semplice accorgimento di occultare un ragazzo all'interno della statua che, debitamente addestrato, rispondeva in suo nome.

Un grande passo avanti venne realizzato da Hero di Alessandria (285-222 a.C.): grazie a complesse macchine, mosse da una forza idraulica o pneumatica, egli riuscì a costruire figure che si giravano e si muovevano.

Fra i suoi automi vi furono anche degli uccelli che cantavano per mezzo della pressione dell'acqua.

Nel Medioevo Bemardino Baldi creò automi che si muovevano mossi da un sistema idraulico, ma il vero sviluppo degli automi si ebbe nel '500, quando i costruttori di orologi di Augsburg e Norimberga realizzarono piccoli orologi da tavolo con scene, tratte dalla commedia italiana o dalla mitologia classica, che si muovevano meccanicamente.

L'utilizzazione dei meccanismi che funzionavano con moto idraulico e pneumatico fu così sostituito con lo stesso meccanismo adottato per gli orologi.

All'inizio del '700 il costruttore più famoso fu certamente Jacques de Vaucanson che realizzò degli automi che si muovevano grazie ad un sistema di pesi, canne e leve.

La sua creazione più nota era un automa in grado di suonare col suo flauto ben 11 melodie diverse.

Continua>

 

scrivici