Storia
degli automi 5
La
qualità di questi automi si accompagnava all'eleganza
delle basi, in madreperla o avorio, su cui poggiavano.
Jumeau a Parigi fece bambole che parlavano fin dal 1865,
ma solo a partire dal 1890 (dopo che Edison ebbe realizzato
un fonografo miniaturizzato) si ebbero delle bambole più
sofisticate in grado di fare discorsi o di cantare una
canzone grazie a cilindri di cera incisi ed inseriti nel
tronco.
Il
più prolifico costruttore di automi fu Ernest Decamps,
la cui fabbrica, tuttora esistente, venne impiantata dal
genero Jean Roullet nel 1860. Oggi Decamps produce una
grande varietà di figure utilizzando la più moderna tecnologia.
Una
delle figure più complesse realizzate in questi ultimi
anni fu creata per la rappresentazione all'Opera di Parigi
dei Racconti di Hoffmann: l'automa , comandato
da lontano, camminava, cantava e danzava sul palcoscenico
ogni notte e poi cadeva a pezzi.
Anche
se l'Inghilterra non fu mai una produttrice di automi
eccezionali, vi sono alcuni pezzi, come quelli fatti da
William Britain che costituiscono delle rarità interessanti.
Le creazioni di Britain erano piuttosto robuste, con teste
di piombo, che erano messe in moto da un meccanismo ad
orologio. Alcune interessanti, anche se piuttosto primitive,
versioni di automi senza movimenti musicali furono prodotte
da William Tansley verso la fine dell'800.
Utilizzando
bambole commerciali e cavalli, egli creò delle scene che
riproducevano l'ambiente delle corse. Alcuni automi molto
interessanti costituiscono una specialità dei costruttori
svizzeri, in particolare di quelli che operavano a Ste
Croix.
Uno
dei più famosi, Auguste Lasseur, realizzò gruppi di bambole
che danzavano e automi che potevano cantare anche sei
motivi diversi.
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