Le
leggi dei Robot
RPer
comprendere la concezione del robot per Asimov, bisogna
ricordare brevemente la storia del concetto di Robot nella
letteratura. Il primo della storia nacque dalla penna
di Mary Shelley, nel 1818.
Frankenstein
incarna il mito della scienza percepita quasi come alchimia.
Essa, preso il ruolo di Dio Creatore, dona la vita al
freddo metallo che in risposta si ribella, annientando
lo scienziato che si era superbamente improvvisato creatore.
Questo tema fu poi ripreso tantissime volte dagli scrittori
di fantascienza che erano rimasti affascinati da questa
concezione della tecnologia.
Asimov
spiega che l’origine dei suoi Robot fu proprio la ribellione
a questo cliché ormai inadatto alla scienza moderna. I
Robot Asimoviani seguono un altro tipo di tradizione,
in particolare quella cui appartengono i golem, automi
potentissimi che erano schiavi dei loro creatori, gli
ebrei, e li proteggevano e vendicavano.
Seguendo, infatti, una ferrea logica, Asimov ci porta
a considerare un robot come un qualsiasi elettrodomestico,
è per questo che diventa ovvio che l’uomo lo progetti
con le necessarie "garanzie di sicurezza".
"I
miei robot erano macchine disegnate da ingegneri, non
pseudo-uomini creati da individui sacrileghi. I miei robot
reagivano seguendo quei binari di raziocinio esistenti
nei loro "cervelli" dal momento della costruzione".
Egli pensava, in maniera estremamente razionale, che,
essendo i robot costruiti da uomini, delle garanzie di
sicurezza fossero ovvie.
Egli
provò quindi a riassumere i principi secondo cui un robot
dovrebbe comportarsi nelle famosissime "Tre Leggi della
Robotica", che avrebbero successivamente dato vita ad
una delle serie più apprezzate della sua produzione.
Queste
nacquero definitivamente nel dicembre del 1940, e sono:
Un
robot non può recar danno a un essere umano, né può permettere
che, a causa del proprio mancato intervento, un essere
umano ne riceva danno.
Un
robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri
umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima
Legge.
Un
robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa
autodifesa non contrasti con la Prima e la Seconda Legge.
In
I Robot e l’Impero, viene aggiunta poi la Legge Zero,
che però è accettata solo dai robot più sofisticati. Questa
legge è anteposta, in ordine di importanza, alle altre,
permettendo una maggiore efficienza ai robot:
Un
robot non può recar danno all’umanità, né può permettere
che, a causa del proprio mancato intervento, l’umanità
riceva danno.